Il nome “Canevoi” risale presumibilmente alla dominazione romana, attorno al II-I secolo a.C., o ai tempi immediatamente successivi. Pur con incertezze, l’origine di tale nome potrebbe derivare da “caneve” (grandi cantine) oppure “là dove c’è la canapa” (cannabis).
La presenza di popolazioni fin dai tempi paleoveneti ci lasciò in eredità una situla (cioè secchia o secchio), qui rinvenuta nel secolo XVIII, poi smarrita.
Il paese è attraversato a nord dall’antica “Strada che va a Belluno”, proveniente dalla Marca Trevigiana sulle orme dell’attuale “Alemagna”, a ovest invece dalla strada romana che a Lizzona si dirama dall’Alemagna verso Vich e Piaia, per poi ricongiungersi a Ponte nelle Alpi (Cao de Pont-Capodiponte).
A Canevoi esiste ancora la Villa Pagani-Cesa, che ebbe a ospitare in giovane età Alberto Cappellari, nato e vissuto a Fontanelle (Paiane), Papa dal 1831 al 1846 col nome di Gregorio XVI.
Per la sua posizione strategica, durante la Grande Guerra, il paese assiste a un continuo via vai di truppe che vanno oppure tornano dai fronti del Carso e del Piave. La latteria del paese, ora casa Bernardi, è definita “il lazzareto”, dove vengono ricoverati i militari feriti non più in grado di proseguire le battaglie e in attesa del rimpatrio.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, i Tedeschi mantengono un presidio nelle vicinanze di Villa Pagani-Cesa. Prima della loro ritirata, all’alba del 29 aprile 1945, non riuscendo a portarsi con un camion sulla parte alta di Canevoi, depositano un carico di tritolo nel prato al centro del paese e lì lo fanno esplodere. Per fortuna il “colpo” non lascia dietro di sé alcuna vittima, ma case scoperchiate, muri sgretolati, zolle di terreno dappertutto e una scena desolante agli occhi di tutti. I paesani però non si perdono d’animo e cominciano la mattina stessa la ricostruzione.
Negli anni 1953-1954 sul colle che si eleva a nord del paese viene eretto un monumento che ricorda i Caduti di Ponte nelle Alpi in tutte le guerre e coloro che sono morti nel lavoro. La costruzione è ubicata dove un tempo si trovava l’antica “Torre di Guardia”, in posizione dominante.
Sulla strada che porta a Cadola vi è la Scuola Media Statale “S. Pertini”, all’esterno della quale si possono ammirare i bassorilievi raffiguranti la tragedia del Vajont. Il salone al primo piano conserva invece opere di Schweizer. Il fabbricato è stato di recente ristrutturato e dotato di una vasta superficie di pannelli fotovoltaici, in grado di produrre energia alternativa; gli allievi possono costantemente verificarne produzione e consumi tramite un display.
Nell’intento di valorizzare i luoghi caratteristici del paese, i volontari della frazione hanno di recente ripristinato alcuni tratti della “strada de Laste”, rendendola percorribile anche con piccoli mezzi agricoli. Durante i lavori è venuto alla luce il vecchio bacile scolpito sulla pietra per la raccolta dell’acqua della sorgente, che da lì poi giungeva alle vasche della vicina latteria. Ora alimenta lo zampillo di una nuova fontanella in pietra, costruita per l’occasione.
Origini, storia, attualità e foto del paese su www.canevoi.it
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Pagina aggiornata il 02/08/2024