Il nome “Lastreghe” deriva dalla presenza nel sottosuolo della frazione di banchi di pietra calcarea, composti da lastre dello spessore di pochi centimetri. A cavallo degli anni ‘50 e ’60, su iniziativa della “Cooperativa Scalpellini di Soccher”, furono aperte due cave a monte del paese, oggi ancora in attività. Esse diedero lavoro ad alcune persone rappresentando una risorsa alternativa a quella agricola. Nei pressi della cava più alta si trova una curiosità della natura, la “mazuia” (mazza), un monolite di roccia dalla singolare forma a martello.
Nei pressi di Lastreghe sgorga l’acqua della “Vena d’Oro”, raccolta nello stabilimento termale costruito nel 1869 dal cav. Giovanni Lucchetti di Conegliano. Il complesso era noto per il lussureggiante parco punteggiato da laghetti e cascatelle. L’attività termale era rinomata per la cura delle malattie del sistema muscolare e articolare e delle nevrosi. Fino alla prima guerra mondiale lo stabilimento veniva frequentato dalla nobiltà e dall’alta borghesia italiana, oltre che da stranieri, come russi, ungheresi e austriaci. Fra gli ospiti illustri si ricordano l’allora presidente del Consiglio Zanardelli e la regina Margherita di Savoia.
Nel 1938 la S.A.D.E. (Società Adriatica di Elettricità), cominciò a utilizzare lo stabilimento come colonia per i figli dei propri dipendenti, così come fece in seguito l’E.N.E.L., fino ai primi anni ’90.
A Lastreghe la memoria del passato riaffiora nei murales della piazza. Essi raffigurano elementi che oggi non ci sono più, come la fontana adibita ad abbeveratoio e lavatoio, o il forno da pane, un tempo posto all’ingresso della corte “Protti”. La tradizione agricola del paese è testimoniata dallla tipica architettura delle antiche abitazioni rurali, realizzate con le caratteristiche lastre di pietra locale.
La frazione, nata come borgo agricolo, si riunisce ancor oggi attorno alla chiesetta di san Michele Arcangelo (1526 e sagrestia del 1807). La chiesa ad aula unica presenta un orientamento insolito, perché l’altare è rivolto a occidente, e non a oriente come da tradizione.
Infine va ricordata una curiosità sui “bobbisti” di Lastreghe: fino al 1950, durante l’inverno, i paesani si divertivano a gareggiare con bob autocostruiti, lanciandosi lungo la strada che da Lastreghe scende a Santa Caterina, esaurendo la propria corsa lungo la statale per Vittorio Veneto.
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Pagina aggiornata il 10/09/2024