Si dice che il nome derivi da Locus Sicus (podere secco) e tale poteva essere in tempi antichi. Il nome romano era Auxum (abbreviativo di Auxilium – aiuto); alla A è stata anteposta una L, ottenendo L’Auxum, da cui Losego.
I suoi abitanti sfruttavano le difese naturali del terreno; il villaggio aveva la sua porta: era difeso a nord dalle Ripe, a sud dalla Valle, nella parte pianeggiante si trovano le località Tenda (accampamento), nel centro Cornù, un po’ più in alto Coortes (nomi tuttora esistenti). Durante il secolo scorso nel paese erano state identificate due zone, Alta Slesia e Russia, tuttora identificate con tali nomi. Losego è stato definito “piccolo centro dalle case di pietra grigia dal fascino avvolgente”; gli abitanti sono chiamati “quei da le ale” da una storia locale che descrive il tentativo di spiccare il volo con ali artigianali.
Anche Losego, come altre frazioni dei Coi, viveva e lavorava principalmente nelle cave di pietra. Già un documento del 1600 attesta una concessione per l’estrazione ed il conseguente obbligo di riassetto ambientale.
A Losego molte famiglie venivano identificate con un nomignolo: i Nert, i Checchi, i Cot, Gnel, Serafin, Ciopa, Ale, Chisora, Giacinti, Iop. E così anche le singole persone, magari in base al lavoro che svolgevano, o alle caratteristiche somatiche possedute; ricordiamo così Rosina Roma, Cristina Gal, Marieta Musei, Piero Bestema, Toni Pac, Gusto Eletrico, Rosina dai oci, Rosina dalla calza, Giio Cic Ciac, le Iacomine.
Alcune fra queste si trovavano nella piazza del mercato – in particolare il giorno del patrono S. Lorenzo, il 10 agosto, – per vendere e barattare. Dosolina dai carciofi (da Sagrogna) offriva frutta e verdura, Teresa dalle scudele (da Tignes) raccoglieva crusca (semola) in cambio di tazze, Rosina Roma (da Losego) raccattava uova che poi vendeva a Belluno in cambio di frutta.
Anche Losego, come Cugnan, era caratterizzata dalla vita nei cortivi. Qui si trova il Cortivo dei Broi, attorno al quale sorgevano diverse abitazioni delle famiglie dei Broi, il cui capostipite giunse da Castion nel 1900 come contadino nelle terre dei Conti Miari ed era costruttore di rastrelli. E inoltre il Cortivo dei Rossa, così chiamato dal cognome della signora che comprò a prezzo agevolato dai Conti Miari la casa d’abitazione, poiché era a loro servizio e vedova con figli piccoli. Gli edifici sono datati intorno alla seconda metà dell’800. La stalla, di diversi proprietari, è una struttura composta di cinque arcate uguali che la suddividono in altrettanti alloggi. Il Cortivo dei Chechi e il Cortivo dei Cot si trovano nella parte più vecchia del paese, mentre il Cortivo dei Giacinti prende il nome da Giacinto Prest, uomo di grande inventiva ed ingegno, autodidatta, che ha imparato a leggere e scrivere in latino, ed aveva una grande passione: la scultura. A suo tempo è stata questa la famiglia più ricca del paese, tanto che il capofamiglia è chiamato “al Sior da Losech”, sia per i capi di bestiame che per i terreni posseduti. Il cortile era sempre aperto a tutti, soprattutto quando arrivava la trebbia o si cuocevano le focacce pasquali o il pane.
I singoli cortivi sono composti dalle case e dai fienili in pietrame listato, a cui si aggiungono fontane e lavatoi. Qui la pietra sfoggia tutte le sue declinazioni artistiche, caratterizzando i vari profili urbani che si stagliano sulla sottostante vallata bellunese. Oltre alle case di civile abitazione, la frazione ha una storia per la propria latteria, la cooperativa, la scuola elementare, che rimangono impressi nella memoria collettiva e che si possono scoprire passeggiando per il paese.
Allegati
Pagina aggiornata il 10/09/2024