Descrizione
Nella zona di Ponte nelle Alpi sono documentati primi passaggi e bivacchi di cacciatori risalenti a circa 8000 anni fa: questi, infatti, nelle stagioni calde lasciavano i propri siti di pianura per venire a cacciare nelle montagne bellunesi.
Le prime tracce di insediamenti risalgono invece all'età della pietra, periodo neolitico (circa 4500-3800 anni fa) e sono rappresentate da strumenti di selce come punte e raschiatoi, presso i siti di Cugnàn, Casàn, Làstreghe e Losego; in quest'utima frazione sono state rinvenute anche testimonianze risalenti all'età del bronzo (3800-3000 anni fa). Alla fine di questo periodo ci fu la migrazione di un popolo indoeuropeo, i Paleoveneti, che cacciò i primi abitatori delle terre pontalpine, gli Eugani. Nei secoli a seguire diversi reperti e alcuni documenti scritti testimoniano la presenza umana sul nostro territorio, fino al 180 a. C., anno in cui ha inizio la penetrazione romana: da questo momento la storia di Ponte nelle Alpi procede in dipendenza con quella di Belluno.
Testimonianze del periodo romano sono state individuate nei pressi di Madonna di Vedoia: una casa ed una sepoltura risalenti al periodo di Roma imperiale.
Finito l'impero romano la zona subì invasioni dapprima degli Unni che entrarono in Italia nel 452 d.C., poi dei Goti (493-553 d.C.), dei Bizantini (553 d.C.) e infine dei Longobardi (568 d.C.); al secolo VI viene fatta risalire la prima costruzione del Castello di S.Giorgio di Socchèr, da parte dei Goti o dei Bizantini. Nel 774 d.C. il dominio Lombardo cessò, con l'avvento dei Franchi, i quali apportarono diverse modifiche all'organizzazione sociale e territoriale: divisero il territorio in Contee e Marche e, per limitare la potenza dei laici, si appoggiarono ai Vescovi che aumentarono così il proprio potere.
I primi documenti storici che specificatamente parlano di Ponte (originariamente denominato Pieve di Frùsseda) risalgono a dopo l'anno mille. Da questo momento, Belluno e le zone circostanti, tra cui la Pieve di Frusseda, passarono di padrone in padrone, dagli Scaglieri ai Carraresi di Padova, fino al 1404, quando il territorio si diede spontaneamente alla Repubblica di Venezia, la quale ne rispettò sempre gli statuti e l'indipendenza dell'amministrazione, cossichè anche la Pieve di Frusseda continuò a godere i suoi diritti.
Una parte importante della storia di Ponte nelle Alpi dal 1548 al 1848 è riservata al torrente, o come veniva chiamato per il passato, fiume Rai (il fiume Piave). Dal Cansiglio infatti, lungo questo corso d'acqua, sono state transitate molte piante che sono servite per la costruzione di alcune tra le migliori navi della Repubblica Veneta. Nel 1805, dopo una breve parentesi austriaca, il Bellunese venne ricondotto sotto il napoleonico Regno d'Italia; proprio in questo periodo si formò il Comune di Capodiponte con sette comuni censuari e cioè Arsiè (con Casano e Reveane), Capodiponte (con Polpeto), Lastreghe (con Piaja e Cugnano), Quantino (con Secca), Roncano (con Losego e Col), Socchero e Vico (con Cadola).
Dopo il Congresso di Vienna, il Bellunese entrò nel Regno Lombardo-Veneto, fino al 1866, quando entrò a far parte del Regno d'Italia e, nel 1867, un decreto del 7 luglio autorizzò il Comune di Capodiponte (Belluno) ad assumere la denominazione di Ponte nelle Alpi (viene sottolineato che è l'intero comune a cambiare nome, mentre il villaggio mantiene il suo vecchio nome di Capodiponte).
Nel secondo dopo guerra ci furono cambiamenti a livello ecclesiastico: nel 1948 dalla parrocchia di Cadola venne staccata quella di Polpét-Ponte nelle Alpi e nel 1956 fu eretta la Parrocchia di Col , mentre nel 1957 quella di Quantìn.